Il comportamento alimentare può dirsi normale quando la persona si alimenta per soddisfare i bisogni nutritivi del proprio organismo. In un rapporto sano con il cibo, un individuo vive armoniosamente tutte le fasi dell’alimentazione: quando seleziona cosa mangiare, quando si procura il cibo, quando cucina e prepara il pasto, nel momento in cui mangia, nel corso della fase di digestione e assimilazione degli alimenti, e infine quando utilizza le energie che ne ha ricavato per portare avanti le attività della sua vita.

Quando il rapporto con il cibo è patologico ciascuna di queste fasi può essere vissuta con eccessi, paure e comportamenti disfunzionali.

Nelle fasi che precedono il pasto, la persona potrebbe essere eccessivamente coinvolta nella pianificazione delle attività, dedicandovi un’attenzione eccessivo o ossessiva; il cibo diventa il centro dei propri pensieri. Nel momento di scegliere gli alimenti, la persona con un Disturbo del comportamento alimentare potrebbe effettuare acquisti eccessivi, impiegare un’enorme quantità di tempo nel decidere cosa comprare oppure orientarsi esclusivamente su prodotti che rispondano a determinate caratteristiche. Anche la preparazione del pasto potrebbe essere problematica: chi ha un rapporto patologico col cibo può impegnarsi con dedizione nell’approntare le vivande, preparare innumerevoli portate da offrire ai propri ospiti e familiari, ma limitarsi ad assaggiare a stento i piatti che ha cucinato, tradendo un certo piacere nel preparare il cibo per gli altri ma mai per sé. Al momento di mangiare, la persona con un Disturbo dell’alimentazione non tiene conto del proprio stimolo della fame. Potrebbe mangiare eccessivamente, abbuffandosi voracemente, o al contrario potrebbe mangiare sistematicamente quantità di cibo insufficienti al proprio fabbisogno, o ancora potrebbe decidere in modo estremamente rigido di mangiare esclusivamente cibi ipocalorici e di impedirsi di provare piacere mangiando. Dopo il pasto, la persona con un Disturbo dell’alimentazione, non riesce a godere della sazietà. Potrebbe sentirsi terribilmente in colpa per aver mangiato troppo, o per aver ceduto alla tentazione verso un alimento troppo calorico; oppure, al contrario, potrebbe sentirsi orgogliosa per essere riuscita a controllare il proprio stimolo della fame, legando rigidamente il proprio senso di autostima a ciò che mangia.

Un comportamento che osserviamo frequentemente nei disturbi del comportamento alimentare consiste nell’ossessione legata al calcolo delle calorie assunte e delle calorie utilizzate, in una interminabile ricerca di equilibrio. Si diventa dei ragionieri del metabolismo, sempre attenti a “bruciare” le calorie che si sono assunte col pasto precedente. Il cibo non è più la fonte energetica per vivere la nostra vita, ma un estenuante compito matematico.

I più importanti tipi di Disturbi del comportamento alimentare sono:

Anoressia: la persona si alimenta sistematicamente troppo poco, molto al di sotto del proprio fabbisogno, con lo scopo di mantenere il proprio peso al di sotto del peso minimo normale. C’è un’enorme e immotivata paura di acquistare peso.

Bulimia: caratterizzata da grandi abbuffate seguite da drastiche strategie per controllare il peso, come il vomito autoindotto, l’uso smodato di farmaci e lassativi, il digiuno, l’attività fisica eccessiva.

Disturbo da alimentazione incontrollata: la persona vive momenti in cui perde il controllo della propria condotta alimentare e assume eccessive quantità di cibo, senza poi mettere in atto i comportamenti di controllo tipici della Bulimia. Questo disturbo è anche conosciuto come Binge eating disorder.

Picacismo: caratterizzato dal desiderio irresistibile di mangiare oggetti non commestibili, tipo: fogli di carta, oggetti di plastica, mozziconi di sigaretta, sapone.

Esiste poi una serie di disturbi che non sono riportati in tutti i manuali, ma che sono ben noti ai professionisti della salute mentale che si occupano di Disturbi alimentari. I più frequenti sono:

Night eating syndrome: ovvero sindrome dell’alimentazione notturna. La persona tende a digiunare nella prima parte della giornata per poi alimentarsi prevalentemente a fine giornata e durante la notte.

Ortoressia: La persona è ossessionata dal rispetto di una dieta “salutare”, quindi dall’assunzione di cibi sani e dall’evitamento di cibi considerati dannosi, fino al punto di rendere questa selezione l’interesse principale della propria vita.

Vigoressia: uso pressoché esclusivo di cibi proteici, con lo scopo di incrementare la propria massa muscolare. Questo disturbo è presente prevalentemente tra coloro che si allenano intensivamente in attività di culturismo.